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Su quella terrazza fra cielo e mare in una calda notte di fine maggio, Matteo e Monica si erano guardati per la prima volta ed era stato subito amore. Un amore culminato nel matrimonio e consolidato con la nascita di Andrea. Un amore che sembrava dovesse durare in eterno ma che dopo l’arrivo di Camilla, la loro secondogenita, era precipitato in una crisi profonda. Tempo, pazienza e comprensione non erano serviti a nulla: alla fine, Matteo aveva dovuto subire la separazione e quindi l’allontanamento dalla sua casa e, soprattutto, dai figli. In un solo attimo, aveva perso tutto. Si era così ritrovato solo e disperato a dover cercare in sé la forza di ricominciare, inventandosi una vita che non voleva, ma quella forza era troppo lontana per essere ritrovata.
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Poker di donne vuol essere, in qualche modo, un romanzo “corale” pur rappresentando oggettivamente quattro racconti distinti. Voci di donne che la quotidianità ha umiliato e offeso o anche solo ferito, ritratti di un’umanità che ci cammina a fianco o che, talvolta, ci rappresenta. L’attenzione e il rispetto dell’Autore a cercare di “essere” ognuna di quelle donne regala alle pagine una autenticità e un valore testimoniale particolarmente significativo. Una scrittura “leggera” che affonda in profondità fino all’anima del lettore perché ad essa parla con le parole confidenziali con le quali un amico o un’amica si confessano davanti a un caffè o a un bicchiere di vino.
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Una famiglia colta e benestante si scopre fragile, non completa. Mario non si sente mai abbastanza mentre Loredana, sicura di sé, lo incoraggia, rassicura. La gravidanza di Ilaria, la loro unica figlia, segnerà un nuovo inizio, un percorso per chiarirsi una volta per tutte. Ma questa, è una mezza verità.
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Milano1858. Dopo la morte del padre, la vita del giovane Alessandro Corsi, già piena di problemi, si complica sino a divenire ingestibile. Abbandonato dai fratelli, si trova solo a lottare con un’invadente ombra del passato che lo trascina dritto in prigione. Riottenuta la libertà in maniera torbida, viene tradito dalla ragazza che ama e cade vittima dei cattivi sentimenti, i quali prendono totalmente il sopravvento sul suo fragile buon senso e sulla sua scarsa rettitudine. Inizia così un percorso difficile, privo di equilibrio, che lo porta a compiere azioni sempre più discutibili, persino irreparabili. Toccato il fondo, sarà in nome di un amore che persegue con tutta l’anima che proverà a rialzarsi. Il tumultuoso scenario del Risorgimento Italiano fa da palcoscenico a questa epica storia di amori, inganni e riscatti, dove l’ardore e la fervente speranza pervadono non solo le strade, ma soprattutto gli animi di questi indimenticabili personaggi.
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Da una Palermo dei primi del Novecento, per lavoro, un giovane pieno di entusiasmo e di curiosità si avventura all’estremità opposta dell’Italia, a Fiume, prima tappa di un lungo cammino che la “Storia” contribuirà a fargli percorrere. Si parla della disfatta di Caporetto, della guerra in Africa settentrionale, del lungo viaggio per mare dei prigionieri italiani per raggiungere l’India e il campo di Yol, del dramma dell’Istria, della faticosa ricostruzione dell’Italia e della vita degli italiani nel primo dopoguerra. Un viaggio che testimonia come nessuno esca indenne da certe esperienze che cambiano e condizionano in maniera irreversibile le scelte di vita. Voci dal Silenzio, raccontando le vicende di queste persone, racconta del Novecento, un secolo breve e intenso nel quale il mondo si confronta con guerre sanguinose, dittature efferate, tragedie inenarrabili ma anche nuove scoperte, un benessere più diffuso e rapidi cambiamenti culturali e sociali.
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Istanbul, anno 2000. Una sera di giugno un elicottero esplode appena superate le rive del Bosforo, uccidendo le SDB, due efferate assassine appartenenti al Daire, uno dei Clan di spicco del crimine organizzato mondiale. Udine, anno 2001. Dopo sei anni dalla loro improvvisa scomparsa le sorelle Renè e Lisa tornano a casa. Diverse caratterialmente e fisicamente dalle ragazzine che erano, non sono disposte a dare nessuna spiegazione sugli avvenimenti che le hanno coinvolte in quegli anni. Decise a dimenticare quei terribili sei anni, che pure tornano costantemente alla mente, cercano di costruirsi una nuova vita ma la lunga mano del Daire sembra incombere su di loro per imporre una nuova, terribile sudditanza. Sarà, forse, l’ultimo capitolo di questa drammatica vicenda che segnerà di nuovo col sangue il destino delle due ragazze.
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La vita di April viene stravolta dalla morte del nonno, a cui era molto affezionata. Costretta a trasferirsi con la famiglia nella periferia del Tennessee per stare vicini alla nonna, imparerà ad affrontare la vita da un’altra prospettiva e scoprirà che è inutile chiudersi nel dolore e fingere di dimenticare. Conoscerà l’amore, e imparerà che l’amore vero non è solo quello romantico ma quello che spesso viene sottovalutato e rimpianto. Una storia vera che appassiona e commuove, regalando anche sorrisi e allegria.
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«Hai una mano che potresti disegnare qualsiasi cosa […] ma senza amore non riuscirai mai ad essere i l pittore che vuoi diventare. E tu questo amore non ce l’hai». Così il Professor Fontelli, docente di disegno dell’istituto d’Arte, cataloga Federico di cui ammira il talento innato, rammaricandosi per la freddezza e la superficialità dell’allievo. Federico, bello, giovane, talentuoso ed egocentrico, vive viziato tra gli agi di una famiglia che non gli nega nulla. Eppure sente che alla sua vita manca qualcosa. La pittura, che vive con una passione smisurata, non è in grado di riempire l’insoddisfazione che avverte, consapevole della sue capacità e tuttavia incapace di emergere ed elevarsi al di sopra di tutto e di tutti. Un viaggio a Parigi, una proposta inaspettata da uno sconosciuto, lo sveglieranno dal torpore della piccola cittadina nella quale vive e che ormai gli va stretta. Chi è l’uomo che ha incontrato? Solo un appassionato di pittura o qualcosa di più? Federico ha capito che questa è la sua occasione, ma cosa troverà davvero ad aspettarlo?
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“Vietato sognare” nasce come atto di denuncia contro un sistema educativo che priva le bambine dell’infanzia, le ragazze della gioventù e le donne della maturità. Di quella folta schiera di donne fa parte Nika. Seconda di sei figli, nasce intorno agli anni ‘60 in un paesino minerario della Sardegna. Nika rivela un carattere forte e deciso che viene subito etichettato come negativo. È sempre fuori tempo e fuori luogo e le punizioni, pesanti e umilianti, si susseguono ad ogni sua mancanza. La cruda realtà frena i suoi slanci e punisce i suoi tentativi di rompere con gli schemi di un’educazione che la vuole docile e sottomessa. Studia con profitto ed entusiasmo e vuole fare l’università. Trova l’amore, ma un destino crudele glielo sottrae, riportandola allo stato di “prigioniera” delle regole sociali e familiari. Per sottrarsi a questa ormai insopportabile schiavitù, decide di seguire Carlo, che la sposa e la porta in Lombardia. Comincia per Nika una nuova vita, purtroppo ben diversa da quella che aveva sognato. Anziché fuggire da quella situazione familiare violenta e non gratificante, rimane e combatte per i suoi tre bambini e per se stessa, rivendicando il diritto di essere protagonista della sua vita familiare e professionale. Sebbene la vita continui a ripeterle: “Vietato sognare!”, conquista con fatica alcune importanti soddisfazioni professionali e, lentamente, costruisce un clima migliore anche in famiglia.
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Dalle morbide penombre lacustri del lago Maggiore, l’ispettrice di polizia Giorgia Clerici ottiene una promozione professionale e un trasferimento a Milano come membro di una particolarissima squadra investigativa denominata “Speciale”. Professionalità, intuito e un ingrediente misterioso guidano il viaggio di Giorgia lungo intricati percorsi in precario equilibrio tra indagini poliziesche, inquietanti misteri storici, disorientanti itinerari sapienziali intrecciati alla stimolante novità di trovarsi catapultata nel cuore della metropoli più europea d’Italia. Giorgia indaga sul rapimento di un bambino, figlio di una delle famiglie più ricche della provincia milanese; sulla giovane sorella del piccolo, un’insolita adolescente amante di magia ed esoterismi insieme all’inquietante figura del suo quasi partner genialoide; e sulla madre anch’essa non esattamente come vuole apparire. L’esito annunciato e contemporaneamente inatteso arriva al precipitare degli eventi che non risolvono ogni dubbio ma raggiungono l’inevitabile necessario epilogo, come la vita, che arriva alla conclusione senza essersi del tutto rivelata, col desiderio e la speranza che non sia davvero finita.
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«Ti ho svegliato?!» «No, stavo facendo un solitario...» aveva risposto Tenax infastidito dall’ironia del collega. «Allora vedi di vestirti in fretta e vieni a San Giuseppe». «Che è successo Giorgio?» «Hanno ammazzato una guardia giurata durante il servizio di controllo a una fabbrica. L’omicidio si è verificato circa due ore fa». Inizia così una nuova avventura del Comandante dei Carabinieri Tenax, che lo vede protagonista di un caso decisamente complesso legato a una vendetta interna a una società di guardie giurate. Ancora una volta il fiuto del Comandante condurrà la squadra verso la soluzione del caso, ma fantasmi del passato turberanno la sua mente costringendolo a riflettere sul significato di “certezza della pena” e sul ruolo della Magistratura nel considerare una condanna “equa” rispetto alla colpa commessa e quindi non riducibile da nessuna deroga. La penna dell’Autore, che è stato davvero un Comandante dei carabinieri per oltre 35 anni, ci porta con passione e lucidità all’interno delle indagini e delle numerose sinergie necessarie per affidare alla giustizia i colpevoli, trovando le parole più giuste per dare a tutti i protagonisti il valore che meritano, in un quotidiano eroismo che passa attraverso un lavoro spesso faticoso e poco gratificante.
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Tre storie, tre vite diverse: Agnese volitiva e intraprendente, Angelica realizzata e sicura di sé, Rita sfrontata fino al limite di una incosciente lungimiranza. Messe di fronte a una scelta importante, dovranno necessariamente confrontarsi con se stesse e con i propri limiti. La prima si troverà a dover scegliere se continuare a portare avanti oppure sacrificare l’amore per lasciare aperta la porta a un’ultima occasione. La seconda, nella notte prima del suo matrimonio in un momento di profonda intimità con sua madre, scoprirà il vero valore del tempo proprio in quell’ultima occasione. La terza, stanca e insoddisfatta della propria vita, non esiterà a trascinare nel suo salto nel vuoto la sua famiglia pur di afferrare al volo la sua ultima occasione.
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Anche la pioggia torna al fiume è un lavoro di scavo e di cesello sulle sue radici, che si sviluppa per gemmazione e approfondimento, concentrando qui anche i tratti di un lavoro analitico ed esoterico, dove l’andare avanti è spesso un ritorno indietro, come un rammendo che rinforza e ridefinisce ogni passo. Lina, Rosa, Egle, Selene e tutte le altre sono donne che vivono su una montagna europea ben prima di ogni battaglia per l’emancipazione, e tuttavia sono del tutto consapevoli di sé, dedite alla sacralità della vita, all’importanza dei legami con la terra e tutti i suoi abitanti, uomini e animali, bambini e vecchi, vento e acque, sereno e bufere, lavoro e pause… nell’alternarsi ciclico delle stagioni. Sono donne silenziose e scabre, essenziali e assolute, raccontate nei loro gesti quotidiani, in un presente storico che le fissa in immagini emblematiche come le figure di un presepe. Somigliano alle grandi Madri della preistoria, ma sono anche le donne di oggi e di tutti i tempi, le coraggiose custodi del fuoco e del lievito – le signore dell’Etica – che in qualunque epoca potranno ridare spirito, nerbo e senso a una società infiacchita, annoiata e dispersa, attraverso un’indomita ricerca di senso e di fedeltà al proprio ruolo.
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“…La lettura dello spazio dove si svolgono i fatti non ha posto problemi. È un fazzoletto di terra stretto tra il mare e le Alpi Apuane. A oriente lo limita il corso d’acqua del Cinquale, a occidente il fiume Magra.
Un mondo minuscolo, idealmente raccolto attorno alla città di Massa (la Città dipinta), con la rocca, il Palazzo Ducale, il duomo e il liceo classico Pellegrino Rossi. Sui monti di quella città, sul lido invernale della marina, ho imparato a coltivare la solitudine e a governarne la magnificenza. In ogni tabellone abitano uno o più personaggi che parlano, si agitano, sgambettano carichi dei fatti propri e di quelli degli altri, a volte accaduti in tempi remotissimi ma nella sostanza sempre attuali, pronti a ripetersi nel futuro con ricorrente frequenza, con identica intensità. Tutto è contemporaneo. Sotto il sole non c’è mai nulla di nuovo. Non ci sono barbari nuovi, non ci sono profeti diversi. Le parole e le frasi in corsivo, di cui non è citata la fonte, fanno parte di una miscellanea attinta dal pozzo dei ricordi (ascolti, letture, colloqui)”. Un affascinante viaggio nelle parole e nelle emozioni evocate da una mente capace di sfuggire alle insane prigioni di una rigida razionalità.
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Quando ad un certo punto della vita prendiamo consapevolezza della nostra fragilità, dell’impermanenza di tutte le cose, solo la riconquista del momento presente può dare nuova linfa e nuovo significato alla nostra esistenza che ritorna preziosa, degna di essere vissuta, proprio perché non dura per sempre.
Questa consapevolezza raramente è un dono spontaneo che matura presto nella vita: spesso è il frutto di esperienze dolorose che talora ti mettono di fronte a situazioni difficili nella tua vita, addirittura dal trovarsi faccia a faccia con la morte, altre volte è il frutto semplicemente dell’età che avanza, dell’accorgerti “improvvisamente” che il tempo è passato, e la riflessione diventa necessità. Alla fine, quel che più conta è che, contemplando la nostra esistenza magari al tramonto seduti in veranda, la parola che meglio definisce la nostra vita sia “gratitudine”.
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“Un uomo sulla quarantina con il fisico muscoloso mi ricevette alzandosi in piedi e dandomi la mano in una stretta decisa ma calda, puntandomi addosso due occhi di un azzurro intenso. Alle sue spalle due cartine geografiche delle Apuane con alcune zone cerchiate in rosso, sotto due attestati di partecipazione al soccorso alpino e alcune foto”. Così Emma nel primo racconto, Girasoli, ci presenta il Commissario Paolo Carrani, che sarà il personaggio chiave di queste due storie nelle quali faremo la conoscenza del nuovo protagonista del giallo italiano. L’ambientazione toscana e più precisamente in uno dei tanti incantevoli borghi della lucchesia, Barga, ci regala atmosfere e tradizioni locali che possono però ben estendersi ai tanti altri centri minori del nostro Paese. Un giallo originale nel quale la dimensione umana dei personaggi, anche dei “cattivi”, supera di gran lunga la spettacolarità delle azioni coinvolgendo il lettore in un gioco di ipotesi tutte verosimili e possibili.
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Spesso nella vita è necessario procedere a ritroso nei ricordi per dare un nuovo significato al proprio esistere e questo cammino sui sentieri più antichi dell'anima è difficile: sono sentieri sdrucciolevoli, è facile scivolare e farsi male o lasciarsi prendere dallo sconforto e sentirsi tentati di abbandonare l'impresa. Ma alla fine, quando si raggiunge la meta, tutto si ammanta di una luce diversa e assume diverse significazioni. Così fa l'autrice in questo percorso: riscopre la sua identità più profonda ri-trovando le sue radici ancorate alle pietre di una casa persa nei boschi, a un prato e a una donna essenziale delle montagne dalla quale hanno avuto origine le donne legate alla sua vita. Poco alla volta conosceremo Maria Ventura, una donna forte, indipendente e saggia che ha trasmesso, per linea di sangue femminile, una forte consapevolezza del sé a tutte le donne di quella stirpe e una generosità indispensabile alla sopravvivenza di quanti vissero tempi difficili in luoghi altrettanto difficili.
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Vincenzino Scapece, meglio conosciuto come "‘o scugnizzo de’ Vergini" è il protagonista di questo racconto fantastico dal sapore antico ambientato in una Napoli del passato. Le vicissitudini della vita lo portano a conoscere il bene e il male, la strada, la fame, la cultura, l’ignoranza, il sacro e il profano. Ritrovatosi orfano di padre a soli 11 anni è costretto a rimboccarsi le maniche per aiutare la madre Nannina a tirare su gli altri quattro fratelli: si da fare accettando di sottoporsi a lavori anche duri ed umilianti, diventando spesso vittima di soprusi fino a quando non escogita un modo diverso per fare soldi all’insegna dell’onestà… Quando tutto sembra andare per il verso giusto, in prossimità del Natale, la quotidianità è interrotta da un evento che sconvolge l’intera comunità: la realtà si confonde con la fantasia prendendone forse il sopravvento. I "cattivi" vengono misteriosamente trasportati da un vento violento dentro bolle sospese per aria che riproducono il quartiere, creando un luogo all'interno del quale ognuno ha la possibilità di redimersi. Solo chi lo farà davvero, però, potrà salvarsi...
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Alba Ferri, commissario di polizia, lavora sotto copertura come prostituta per scoprire chi c’è dietro a una serie di omicidi. Coraggiosa e tenace, ironica e sempre pronta ad aiutare chi ha bisogno, Alba nel corso della storia trova l’amore e scopre di poter contare su nuovi amici e vecchie conoscenze per uscire viva dalla brutta situazione in cui si è cacciata. Intraprendente e rispettabile commissario alla guida dei suoi uomini, non disdegna la cura del suo corpo: da brava ex estetista, la ragazza ama essere perfetta in ogni occasione, da questa sua mania il sopranome “Miss ceretta”. Colpi di scena ed emozioni si rincorrono in questo giallo che coinvolge il lettore sin dalla prima pagina; un romanzo che esce dagli schemi senza tradire il gusto degli amanti del giallo.
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Montegiordano (Cosenza), primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione, fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità. Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.
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Marco è appena entrato nell'ufficio della prestigiosa banca londinese dove lavora da alcuni anni, quando riceve una telefonata che annuncia la morte del padre. Lascia immediatamente l'Inghilterra alla volta di Livorno, la sua città dell'infanzia e dell'adolescenza, per assistere al funerale di colui con il quale non ha più rapporti da almeno quindici anni. L'occasione gli permette di venire a conoscenza di verità diverse, nascoste da sua madre, sul padre rispetto a eventi che hanno contribuito al suo distacco dal genitore. Un'opportunità per ripensare e riflettere sul suo comportamento ma anche per ritrovare antichi sentimenti, forse mai sopiti, per quel mondo e quelle persone che aveva, forse con troppa fretta, abbandonato. Anche sua moglie, dalla quale si era allontanato incapace di superare incomprensioni e taciti rancori, gli darà modo di rivalutare i sentimenti verso di lei facendogli riscoprire l'amore.
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"Non si tratta di un trattato né di un libello polemico. Neppure di un romanzo. Solo cronache. Di fatti. E di pensieri, fantasie, stati d'animo che nel vuoto e nella solitudine imposta dal lockdown sono divenuti, inevitabilmente, dominanti. Perché di fatti ne accadevano ben pochi. Ma pensieri e sogni imperversavano. E poi sono Cronache della peste. E soprattutto della paura. Quindi frammenti. Nati per restare tali. Una narrazione dall'interno che ha una sua disorganica unità. Perciò non ho provato a dare loro un qualche ordine astratto. Li ho messi in fila - con l'eccezione di una premessa - così come li avevo scritti. Uno per giorno. Perché, appunto, non sono, e non pretendono d'essere altro che delle modeste Cronache".
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LA NOTTE DEL PREDATORE raccoglie due storie tra loro legate: La tela del ragno e Buio. Il primo racconto parte da un’isola incontaminata dell’arcipelago delle Galàpagos che nasconde antichi orrori. I mutamenti climatici dovuti allo scarso rispetto dell’uomo per la natura hanno iniziato a creare pesanti conseguenze in tutto il pianeta mentre in quell’isola prende vita, da un incrocio della fauna locale, un temibile mostro. La storia continua in Europa dove l’Agente dell’FBI Oran è sulle tracce di un efferato serial killer che ha fatto vittime anche in altre parti del mondo. Ma ad affiancare il killer ci sarà anche il Depredador, il mostro dell’isola giunto misteriosamente nel Vecchio Continente. Il secondo racconto, Buio, è ambientato a Savona qualche anno dopo gli eventi narrati in La tela del ragno. Il clima nel mondo è ulteriormente peggiorato: rimangono solo tre ore di luce durante la giornata, i crimini si sono moltiplicati e un serial-killer agisce indisturbato rapendo e uccidendo adolescenti. la detective Marvel, specializzata nella ricerca delle persone scomparse, verrà coinvolta in questa indagine da un dj locale. In una città trasfigurata da caldo torrido e abitata da una popolazione sempre più alla deriva, vittima della paura per le violenze e per il degrado sociale, i due protagonisti cercheranno, tra mille difficoltà, di dare un senso alle loro vite. Come nel romanzo precedente, nascosta tra le righe troverete anche una grande storia di Amore.