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Dea sconosciuta di un Olimpo nascosto è stato pubblicato dopo l’altra raccolta di Sebastiani, Agosto con una dea sconosciuta (Edizioni Notami, 2021), contenente dodici testi con accompagnamento musicale, realizzato con la collaborazione di Antonella Pedicelli e Icks Borea come voci recitanti. Le nuove poesie hanno sullo sfondo gli dei dell'Olimpo dell'antica Grecia, con le loro caratteristiche e i loro sentimenti, che guideranno la Dea Sconosciuta alla scoperta del Pantheon. I “procedimenti poetici” di Marcello Sebastiani, si avvicendano nella triade “Dea sconosciuta di un Olimpo nascosto”, “Cantici”, “Altrove altri suoni”, in una catturante lettura che tocca nel profondo. Ad accomunare le tre parti, prima enumerate, sono: parole inflessibili, emozioni potenti, assenza di ogni retorica. Suono e fonetica costruiscono l’orbita semantica di partenza e al riguardo, nel rammentare la formazione e gli studi musicali di Marcello Sebastiani, non sottolineeremo mai abbastanza, che nelle sue stringhe liriche, non è soltanto la musica ad adattarsi alle esigenze della poesia, ma anche e soprattutto la poesia ad appropriarsi di ciò che la musica può darle. Le parole, di insolita precisione, sono “cellule sonore” pronte a rinarrare miti rinvenienti dall’antica Grecia. I luoghi del mito, però, non rappresentano una possibilità di fuga o di riparo, bensì una specie di ultimo confine, un luogo di apertura e di rischio, di esposizione ai venti della vita. La tecnica del poetare è utilizzata per trasmettere emozioni, sentimenti e vissuti troppo grandi per stare rinchiusi in frasi di largo utilizzo.
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La magia nelle parole. Da sempre il “fantastico” è un universo parallelo al reale che funge da luogo dove il reale si specchia per ricoprire e riscoprirsi. Ben lo sa la nostra Autrice che ad esso rivolge le sue attenzioni per “raccontare” ciò che la memoria ha perso in una progressiva e inarrestabile deriva. Deriva che l’ha portata lontano dalle sue radici per condurla in un alienante eterno presente dove tutto vive e si esaurisce nell’attimo che si sta vivendo. Questi racconti che Emilia Bigiani ci propone vogliono essere un cammino a ritroso alla scoperta, o meglio alla ri-scoperta, di ciò che davvero ci appartiene e che costituisce il senso vero dell’esistenza. Il sapiente uso della fabula vuol essere un escamotage per restituire alla fantasia quella libertà che le permette di riappropriarsi di quei valori etici, sociali e morali che sono andati via via opacizzandosi. La parola - e la magia che contiene - diventa così veicolo di una narrazione densa di suggestioni e di emozioni che ci porta in luoghi e tempi diversi facendoci incontrare figure archetipiche. Sono loro, con le loro storie, che ci invitano a riprenderci il primato sulle cose effimere che ci vengono millantate come “necessarie” alla nostra esistenza.
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Libro postumo in uscita a breve, abbiamo deciso di pubblicare 'Lettere per un addio', romanzo epistolare, non solo per rendere omaggio ad una autrice che ha pubblicato con noi il romanzo l’Emporio, ma perché riteniamo Lettere per un addio straordinariamente attuale. In un’epoca nella quale mail e WhatsApp determinano la comunicazione tra persone di tutte le età, riassaporare il piacere di un carteggio epistolare, con i suoi tempi e le sue dinamiche, diventa un prezioso strumento per approfondire le evoluzioni dei sentimenti e il piacere della narrazione. Con queste lettere ripercorriamo un tratto della vita dei due protagonisti cogliendo nelle allusioni, quasi mai esplicite, un passato importante che né il tempo né la lontananza hanno saputo obliare. Talvolta si tratta di lunghe riflessioni e racconti del vissuto, talaltra di semplici interazioni emozionali ma sempre appare nitido il valore che entrambi attribuiscono ai sentimenti e l’importanza di una complicità e di una intesa fondata su solide basi. Maria Pia Oelker ci lascia, inconsapevolmente, una importante eredità: fissati sulla carta, quei pensieri e quelle narrazioni si fanno storia, non solo dei destinatari ma anche di quel mondo che attraversano e che interagisce con loro. Fermano, quasi fotograficamente, un tempo e dei luoghi destinati a cambiare e in questo modo consacrano ai posteri, laddove dovessero venirne in possesso, una tranche de vie che resterà a futura memoria con tutte le emozioni che contiene.
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Mystfield, piccola cittadina del Maine, estate del 1986. Tim, un ragazzino di 14 anni con una vera passione per i libri di genere fantastico, giocando nel bosco con gli amici trova un sentiero che lo conduce al cospetto di un grosso e pesante volume dall’aspetto molto antico, sigillato da un complesso meccanismo. Quando più tardi, a casa, riesce ad aprirlo, sfogliandolo con la sorella Ashley, non riesce a credere ai propri occhi: il Libro contiene la minuziosa descrizione di un mondo sconosciuto, popolato da incredibili creature delle quali riporta anche suggestive illustrazioni. Ma strani avvenimenti cominciano a verificarsi nel circondario che sembrano in qualche modo connessi a quel sinistro volume. Mentre gli eventi precipitano sempre più velocemente creando non pochi problemi ai ragazzi e ai loro familiari, un’entità primordiale e misteriosa è sulle tracce del Libro e ne reclama la proprietà. Tim e i suoi amici si troveranno a vivere un’avventura dei contorni oscuri per riuscire a fermare la tragedia alla quale hanno involontariamente esposto la loro città.
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Patens Dei Gloriae: 18 Luglio 2010, in una chiesa dove entra, per caso, in occasione di un matrimonio, una porta murata di una cappella ed una targa in latino dal contenuto inquietante “Patens Dei Gloriae praeclusa hominis peccato” attira la curiosità del protagonista di questa storia. Inizia così per lui una interminabile settimana durante la quale un anziano sacrestano racconterà, durante le ore di chiusura della chiesa, la drammatica storia di quella porta e di quella targa. Fantasmi del passato tornano a popolare la chiesa e la canonica rimandando ad una Livorno degli anni ’30 evocati dalle parole del sacrestano fino a svelare vittime e carnefici della vicenda. Ma quando tutto sembra chiarito, un colpo di scena farà saltare le certezze acquisite mettendo tutto in discussione.
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“La bravura di uno scrittore sta anche nel saper incastonare la storia che vuol raccontare nel contesto socio-geografico dove essa si svolge. I luoghi sono spesso protagonisti al pari dei personaggi e concorrono allo sviluppo della vicenda." Dieci racconti per la Liguria è un'antologia nata da un concorso nazionale che ha, tra gli scopi, quello di sostenere la ricerca dell’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova e che raccoglie undici (10 + 1) storie di genere completamente diverso tra loro che hanno come unico ma importante fil rouge l’ambientazione nella Liguria. Terra complessa e meravigliosa, tra mare e monti, costretta in uno spazio angusto e per questo sapientemente urbanizzata (specialmente nel passato) dando vita a suggestivi borghi, città e cittadine, questa regione si spinge ai confini con la Francia e guarda, in alto, il superbo Piemonte. Ma nulla ha da invidiare ai “parenti limitrofi” offrendo lo spettacolo di un mare stupendo e di scorci ineguagliati. Gli autori e le autrici di Dieci racconti per la Liguria hanno saputo egregiamente sfruttare questa location per le loro storie che, ci auguriamo, piacciano a voi almeno quanto sono piaciute a noi…”
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La voce perduta - vita di Farinelli, evirato cantore La nuova edizione del prezioso saggio di Sandro Cappelletto su una delle figure più significative della musica del XVIII secolo. "Una nuova edizione del libro di Cappelletto era attesa da tempo, il testo non avendo perso nulla della sua originalità e avendo contribuito al progredire della conoscenza di Farinelli e dell'epoca dei castrati" Luigi Verdi Centro Studi Farinelli
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Dall’Egitto a Washington, un’avvincente avventura dall’imprevedibile epilogo di una giovane egiziana costretta a lasciare la tua terra d’origine per un ignobile ricatto legato alla vita del fratello. Orfana di entrambi i genitori, costretta a vivere tra i “dimenticati” della grande metropoli egiziana, Soraya viene catturata da una banda di criminali per una proposta che non potrà rifiutare: la sua vita e quella del fratello, misteriosamente scomparso mesi prima, in cambio di preziose informazioni di spionaggio industriale. Si troverà così dall’altra parte dell’oceano nella ricca città americana, a fare i conti con una realtà a lei sconosciuta. Ma i colpi di scena che si susseguiranno la condurranno a esperienze impensabili che la porteranno a fare scelte importanti per il proprio futuro.
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Hazel, archeologa impacciata e rassegnata a vivere nel suo guscio grigio, scopre all’improvviso di essere la custode di un’entità impareggiabile che trascende il Tempo: l’Anima Alcyone, ultima figlia di Logos. Tutte le sue convinzioni vengono fatte a pezzi. Nulla di ciò che credeva essere reale potrebbe esserlo davvero. Anche la sua identità viene messa in discussione. Così, fuggendo dai Raven Reapers attraverso un portale inter-dimensionale, si ritroverà a doversi lasciare alle spalle tutto il suo passato insieme ai suoi sogni.
Catapultata in un nuovo mondo dove non riconoscerà più sé stessa, inizierà un viaggio alla ricerca della verità e di un modo per liberare il Multiverso dagli Arconti, i figli di tenebra di Logos, fratelli oscuri delle Anime. Una ragazza dagli occhi da rettile, divisa fra due mondi, prende per mano l’amore e combatte per la salvezza del destino di tutto il Multiverso.
Primo volume di una trilogia science fantasy ricca di ironia e colpi di scena, Logos è ambientato fra la Roma moderna e il pianeta Nethya.
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Ne 'La cattedrale nel mare' la nostra felicità sta nel raggiungere, non con le nostre forze ma in modo misericorde e gratuito, una consapevolezza della propria identità, un significato che illumini l’esistenza e dia senso anche alle piccole cose, liete o tristi che siano. La ricerca della felicità anima tutti i personaggi di questo romanzo secondo percorsi diversi eppure convergenti, su piani apparentemente incompatibili eppure capaci d’intersecarsi. La ricerca implica l’esistenza del Mistero da ritrovare: la capacità di aprire gli occhi dell’anima e vedere laddove altri non vedono è un grande dono. Che poi si riconosca quell’Avvenimento capace di cambiare la propria vita radicalmente e condurla a piena realizzazione o che si chiudano ostinatamente gli occhi per non accettare quanto essi vedono, è nella libertà di ognuno. Tre uomini profondamente diversi: un critico teatrale, un costruttore di cattedrali e un vedovo pensionato, uniti da un invincibile bisogno di realizzazione e felicità, vivono avventure affascinanti tra Francia, Italia, Germania, Olanda e Cile, mossi da un destino che si manifesta loro attraverso presenze reali o immaginifiche inviate a provocare quell’incontro, quel cambiamento radicale dell’esistenza che chiamiamo Avvenimento. Ma non meno importanti sono le presenze femminili, quelle che sono loro a fianco e quelle che incontrano: ognuna porta in sé, con linguaggi diversi, la voce dello Spirito e ne è, più o meno coscientemente, testimone e portavoce. Sarà proprio da questa complessa e conflittuale dialettica che ognuno si troverà costretto a scegliere e a fare i conti con un “libero arbitrio” che non è mai una facile scappatoia alle proprie responsabilità. Nulla in queste pagine è come appare, tutto rimanda ad Altro e al supremo abbandono, ad una volontà diversa da noi, operante per renderci pienamente felici.
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“Ecco finalmente un sasso, un sasso ben levigato e strutturato, che viene fatto cadere nelle acque stagnanti e impigrite della storiografia mascagnana. (…) Mancano oggi all’appello molte tessere del mosaico mascagnano: la già lamentata assenza di un’edizione critica completa delle opere trascina con sé l’esecuzione e l’incisione discografica di molti titoli e lavori oggi rarissimi o conosciuti solo tramite interpretazioni imperfette. (…) È mancata in genere la contestualizzazione di Mascagni nel mondo a lui contemporaneo: si sono analizzate le sue opere di per sé, in relazione ai libretti e alla fortuna o sfortuna sulle scene, ma non leggendole nel contesto artistico internazionale di cui Mascagni era uno dei protagonisti. In questo contesto, ben venga allora il bel sasso che Fulvio Venturi scaglia nella palude degli studi mascagnani: un libro che finalmente riferisce una biografia aggiornata e che ricolloca il musicista nel suo contesto storico, ricostruendo il tessuto che lo legava alla sua città natale, grazie al reticolo offerto da una gran mole di documenti preziosi. Scrivere su Mascagni e Livorno non è operazione campanilistica né tantomeno provinciale: Livorno fu per il compositore il porto sicuro a cui far ritorno in tutte le fasi della vita, mantenendo sempre vivi i rapporti musicali, professionali e amicali. La ricerca di Venturi porta così in luce uno spaccato dettagliato del contesto politico, sociale e culturale della Livorno in cui visse Mascagni, evidenziandone le relazioni con gli artisti dell’epoca. La lente di Venturi ci focalizza particolari biografici inediti o rimasti nelle pieghe, restituendoci un rapporto fra Mascagni e Livorno spesso burrascoso ma denso di sviluppi artistici e umani. In sostanza, questo volume viene a colmare una lacuna importante della non vasta bibliografia mascagnana. Il lavoro di Venturi arricchisce il campo storiografico lasciandoci una biografia basata sui documenti, una ricostruzione dettagliata del lavoro di Mascagni a Livorno e uno spaccato del tessuto culturale della città a cavallo dei due secoli”.
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Dilegua o notte: “Può qualcosa sopravvivere alla morte della bellezza?” Da questo interrogativo che esprime a fondo il turbamento di Giacomo Puccini nel non saper come concludere la sua ultima opera, prende anima un racconto a due piani, romanzo e non biografia, e per questo storia assolutamente vera. Da un lato l’avventura di uno scrittore inviato a Bruxelles dalla casa editrice per scrivere la biografia di una celebre cantante e coinvolto in incontri e avvenimenti sorprendenti, dall’altro il dialogo tra il maestro Puccini e un amico, dialogo intimo e profondo che svela l’anima di entrambi. L’Immortale si fa carne, agisce nel reale, le storie s’intrecciano e intersecano, i personaggi si scoprono sempre diversi dal previsto sorprendendo il lettore in un gioco di svelamenti progressivi. La narrazione dà spazio a eventi incalzanti e spiazzanti come pure alle riflessioni del Maestro lucchese e scorre su questi due piani alla ricerca di una bellezza che nasce proprio dalla certezza che il tempo può essere vinto se la realtà si fa porta e passaggio all’immortalità. Un romanzo pieno di musica e di bellezza, avvincente e profondo nello stesso tempo; un percorso dall’insoddisfazione alla felicità, nella speranza che anche il lettore si senta coinvolto in una metamorfosi radicale, vivendo ogni giorno nella pienezza di una vita ricca di significato.
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Andavamo con Dio e tornavamo al tramonto "So bene quando un libro è finito. Un po' di mestiere e un briciolo di intimità con la scrittura mi fanno comprendere quando si è giunti sul confine che qualsiasi scritto porta dentro la propria anima fin dal principio. Queste scorribande nel Mondo piccolo di Guareschi si concludono dunque là dove si parla della clausura d'amore e ogni altra parola sarebbe stata un passo oltre il limite entro cui invece trova vita e significato. Guareschi con il suo bravo filo d'erba in bocca, guardava le storie salire dall'acqua danzando al comando del maestro Verdi. E, intanto, tendeva l'orecchio alla musica familiare del Peppino di quelle parti, che somiglia tanto da vicino alla sua scrittura. Larga e immensa come il Grande Fiume, quando si gonfia e trabocca oltre gli argini per portare distruzione e morte a concimare la vita." Alessandro Gnocchi
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La maschera di Belial. Il terzo racconto che ha come protagonista la Detective Marvel e La Maschera di Belial, un thriller carico di adrenalina dove passato e presente convergono e nel quale tutti i protagonisti hanno un segreto da custodire. Saremo trasportati in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio e scopriremo quanto è facile trovarsi a pochi passi dall'abisso della follia. Nel regno del mistero, permeato da un'antica leggenda sui lupi della montagna. Biografia Autore Enrico Zàrin, dj e speaker di Radio104, è nato a Savona e ha già al suo attivo il romanzo Radiomania (2018), Depredator (2019) e La notte del predatore (2021). Per lui la musica è emozione e il ritmo dei suoi racconti si fondono con quelli della dance-music . La sua pagina Fb con contenuti speciali riservati all'attività di scrittore è Zarin Dj & Writer ma anche sul suo profilo è possibile interagire e trovare una vasta documentazione fotografica inerente la sua vita professionale e le pubblicazioni.
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C'era una volta la TV 1954-1975 l'aurora della TV. Lo scorso 3 gennaio 2024 si è celebrato l'anniversario dei 70 anni dell'inaugurazione ufficiale delle trasmissioni televisive in Italia, un'occasione per considerare quanta strada ha fatto la "scatola" a partire dalle undici del mattino di quella domenica invernale in cui 15.000 televisori, soprattutto nel Nord, si accesero. (...) Questo libro nasce ovviamente con un altro intento: selezionare e ricordare le trasmissioni considerate, a mio avviso, significative di un periodo che va dalla nascita della tv fino alla riforma della Rai del 1975. Insomma, la fase aurorale del mezzo televisivo. Tramite le notizie, le descrizioni, i dati, le analisi, perfino le valutazioni soggettive, si cercherà di identificare e raccontare le trasmissioni e i personaggi capostipiti che rappresentano la storia televisiva italiana e hanno lasciato negli anni seguenti un'eredità viva. Il periodo 1954-1975 lo si può paragonare a un grande e operoso laboratorio dove si sono sperimentati stili, linguaggi, metodi, formule, caratteristiche senza le quali la tv attuale non sarebbe stata possibile. Ho cercato di riassestare un po' le cose, soprattutto di attribuire a persone finite nell'oblio il giusto tributo, magari con una vena di polemica nei confronti delle politiche aziendali della Rai. Tra queste persone ci sono i pionieri di trasmissioni la cui paternità oggi viene attribuita a chi è giunto molto dopo e si è preso un merito che andrebbe perlomeno condiviso. L'autore Intellettuale eclettico e curioso Marco Vignolo Gargini, laureato in filosofia, attore di prosa, regista, saggista (Oscar Wilde il critico artista, 2007; Nietzsche e gravità, 1985; Il mito e la favola (1989), Le poète de sept ans, all'intero del volume II di Cahiers de litterature française, 2005), traduttore dall'inglese e dal francese di opere di Shakespeare, Wilde, Poe, Rimbaud, Baudelaire, ecc è anche autore di romanzi e raccolte di racconti: Bela Lugosi è morto! (1998), Spunti di vita (1998), Una memorabile amnesia (2000), Il sorriso di Atlantide (2002), Il grande Alessandro (2003), Corpo (2007). Consulente per case editrici, ha messo a disposizione le proprie esperienze culturali anche nella formazione dei giovani nei centri di accoglienza.
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Emanuele Rinaldi. Vita di un commissario di polizia fedele e anomalo servitore del Paese. Da un letto di ospedale dove il commissario di polizia Emanuele Rinaldi è ricoverato dopo un conflitto a fuoco con dei rapinatori, si dipana il racconto della sua vita dedicato al figlio che lo veglia al capezzale. In realtà quel raccontarsi è una sorta di viaggio nella propria storia e in quella dell’Italia degli anno ‘90, nei valori nei quali ha profondamente creduto, lui “fedele e anomalo servitore del Paese”, e un confronto, lucido e spietato, con una realtà che spesso si è mostrata lontana da ciò che sperava. Al contempo, è un omaggio a quei sentimenti profondi che lo hanno accompagnato anche nei momenti più difficili: l’amicizia, l’amore, la gratitudine, il rispetto, il perdono, dati con generosità e ricevuti con identica spontaneità da coloro che, avendolo compreso, gli sono restati accanto nella vita privata come nel lavoro. Sono pagine intense quelle che l’autore ci propone, pur tuttavia attraversate da un’ironia sottile e da un’infinita voglia di regalare al lettore motivi di speranza nella convinzione per nulla romantica che la vita è bella e merita di essere vissuta appieno.
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Edoardo Pellegrino, alle soglie dei quarant’anni, vive serenamente la sua superficialità galleggiando nel Comprensorio del Cuoio, insieme di piccoli comuni della provincia pisana noti per gli “odori”, che siano di pelle conciata o di tartufo bianco. È un single convinto, ama la sua moto, il buon vino e, a modo suo, le donne. Tutti i comportamenti di Edoardo sono finalizzati a un unico obiettivo: limitare al minimo ogni forma di responsabilità. Architetto come formazione, si rifugia a lavorare nella rivista culturale cittadina “Cuore” dove sfrutta il suo sarcasmo innato e la sua buona mano facendo il vignettista e curando il sito web. Il fondatore della rivista, l’enigmatico Diego, e il capo redattore, il passionario Fulvio, sono suoi amici d’infanzia. Nulla sembra turbare la vita tranquilla che Edoardo si è scelto. Il destino vuole, però che, a causa di un malore, Fulvio non possa recarsi in Chiapas per un servizio sugli zapatisti e Diego, promettendo una mini vacanza a Playa del Carmen, convince Edoardo a partire. Inizia l’avventura che porterà Edoardo, contro la sua volontà, ad affrontare situazioni per lui impensabili. Riuscirà questa storia a cambiare Edoardo o rimarrà il solito “surfista” della vita? La domanda rimane aperta e il finale, naturalmente, è a sorpresa.
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Il commissario Jean Bernard ha chiuso con il fumo anni fa, ripromettendosi di riprendere quando sarà 65enne. Cioè a breve. A quell’età non avrà il tempo di fargli troppo male. Cammina volentieri sotto la pioggia e spesso si sofferma sul Pont Saint Michel a guardare la Senna e i lunghi barconi neri che si muovono silenziosi. Beve acqua ghiacciata, sente che lo rigenera. Dovunque sia, gradisce mangiare bene, preferendo le specialità locali. In realtà si adatta a qualunque piatto. Del colesterolo alto si preoccupa poco, convinto che camminare molto sia la terapia migliore. Nei momenti decisivi di un’inchiesta, a volte appoggia la fronte sul vetro della finestra dell’ufficio: quel contatto facilita inventiva e intuito, qualità delle quali è ben provvisto. Se può, quando passa dalle parti del cimitero di Montparnasse, va a salutare la sua Christine, amata compagna della sua vita. Da quando lei non c’è più, ha scoperto di sapersi commuovere. Ma la grinta è sempre la stessa.
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Giacomo Puccini - Gloria e Tormento La vita di Giacomo Puccini è un romanzo. Un romanzo che può essere scritto grazie ad una fonte diretta formidabile di notizie vere, di fatti, di stati d'animo e accadimenti che sono le lettere che Puccini scriveva e riceveva. Ne sono state rinvenute più di diecimila, molte migliaia sono state pubblicate, altre si trovano nei vari archivi, altre ancora sono da scoprire. Lasciando proprio la parola alla sua corrispondenza (analizzata per la prima volta dallo sguardo di una donna, da sempre appassionata di Puccini) il romanzo della vita del Maestro si esplica in tutta la sua grandezza: glorioso, drammatico, appassionato, lacerante.
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Le ragioni del silenzio. Micaela è segretamente innamorata di Claudio fin dal primo momento in cui sua sorella Lisa lo ha presentato in famiglia come fidanzato.
Per cercare di toglierselo dal cuore e dalla mente, quando i due si sposano si trasferisce a Roma.
Sono passati un paio d'anni senza che nulla sia cambiato nel cuore di Micaela quando, invitata a partecipare a un seminario scientifico che si svolge a Parigi, incontra casualmente Claudio, anche lui nella capitale per lavoro. Illudendosi che lui sia lì per lei e non per un caso fortuito, decide di regalarsi due giorni felici in sua compagnia. La complicità che scoprono di avere abbassa le difese di entrambi che finiscono per passare la notte insieme.
I sensi di colpa e il timore di distruggere un matrimonio felice li inducono a non rivelare mai a nessuno quanto avvenuto fra di loro in quella stanza d'albergo.
Intanto la vita procede: Micaela sposa Andrea, un suo collega e amico, e la nascita del loro figlio Diego rafforza la loro unione anche se la felicità di Micaela è offuscata dal timore che il suo inganno possa, prima o poi, essere smascherato.
Sedici anni dopo, un tragico evento che riguarda proprio il figlio sconvolge la vita di Micaela che si troverà costretta a svelare alle persone che più ama al mondo una verità che solo lei conosce. -
“Ora che tutto sembra volgere con una certa equità alla sua fine, sediamoci qualche istante a parlare come due vecchi amici che stanno per separarsi. Come è consuetudine nei momenti in cui la fiaba si congiunge alla realtà in un viluppo di sovrapposizioni che alla lunga non si sa più se appartengano all’una o all’altra, la disposizione naturale delle cose è quella giusta. La fiamma del camino arde e con imprevedibili guizzi accende e spegne bagliori sui nostri volti. L’ora, che il pendolo scandisce con simmetrica oscillazione di qua di là, si appresta a essere significata con il massimo dei rintocchi che le sono assegnabili. L’animo è predisposto come un vestito con risvolto sfoderato alla funzione del rammendo. E, come atteso, il gatto, che con l’innata agilità ne segue tutti i movimenti, si desterà al momento opportuno fingendo noncuranza (è questo il culmine della sua apparente indolenza) e cercherà un altro posto dove proseguire l’ascolto…” Un romanzo che imprigiona la mente portandola in luoghi reali che sembrano fantastici e in fantastiche avventure che sembrano reali. La storia, ricca di eventi e di colpi di scena, talvolta sembra solo un pretesto per consentire all’Autore di perdersi in considerazioni profonde affrontate con ironia e leggerezza e indurre il lettore a seguirlo in cerca di un confronto o un dialogo nel quale, più che cercare conferme, apre le porte agli sconfinati mondi della mente e dello spirito per invitare a superare ogni pregiudiziale inibizione e trovare, finalmente, quella libertà del pensiero che è fonte di saggezza e felicità.
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Note di Passaggio - Osservazioni incidentali su alcune musiche del XX secolo
Scritto da un compositore su altri compositori, è un testo che si apre fin da subito a un dialogo espressivo con il lettore. Ciò che lo contraddistingue è un afflato comunicativo, un tendere verso l’ascolto, un invitare al suono. La messa in evidenza dell’aspetto percettivo, senza rinunciare alla sapienza tecnica e al rigore formale, è ciò che guida l’Autore in queste riflessioni che da una parte hanno il carattere dello studio e dall’altra il richiamare costantemente al risultato sonoro. Non un’algida analisi fine a sé stessa, al massimo utile al ristretto cerchio degli addetti ai lavori, ma un’indagine sulla materia sonora e sulla sua capacità di coinvolgimento espressivo. Quello di Simoni è uno sguardo di sbieco, una prospettiva deviante rispetto a quella, a tutto fuoco, dell’analisi accademica, descrittiva e autoreferenziale. Questo libro è stato scritto con l’occhio del compositore attento al suono, con la curiosità di indagare il processo poietico di alcuni linguaggi. L’utilizzo di alcune immagini extra-musicali può aiutare in una rilettura di alcuni brani di autori famosi da un angolo diverso da quello strettamente tecnico. (Dalla prefazione di Renzo Cresti) -
La bottega della liutaia L’amore “tossico” non coinvolge solo le donne; il protagonista di questo romanzo ne è così profondamente coinvolto da perdere il senso della realtà e da mettere in gioco la sua professione e le possibilità di carriera ad essa collegata. A fare da cornice a questa storia, Livorno con il suo porto ed il commercio marittimo che apre scenari e rapporti internazionali ma anche inevitabili realtà locali che guardano, e giudicano, spesso solo ciò che fanno gli altri. Ma per fortuna, per Tommaso, il protagonista del romanzo, qualcuno vuole il suo bene ed è disposto a mettersi in gioco e a mettere in gioco gli affetti più cari. Un “romance” che certamente piace alle donne per le tematiche che propone e per la grande attenzione che l’autore rivolge al mondo femminile senza indulgere in facili adulazioni, ma dimostrando che c’è qualcosa che anche agli uomini, mettendo in discussione le loro granitiche certezze di “sesso forte” e mostrando quel lato della personalità che spesso vengono sottovalutati e ignorati per pudore o per luoghi comuni difficili a morire. Sullo sfondo, il golf con le sue regole e il violino la cui armonia esige una straordinaria sensibilità in grado di misurarsi anche nella complessa articolazione delle sue parti, ognuna delle quali deve essere eseguita con la massima accuratezza l’assemblaggio per garantire la qualità musicale. “…il liutaio sa bene che non è sufficiente rifarsi un’oltremodo alle regole e alle tradizioni costruttive dettate nei tempi dai padri e figli, da maestro ad allievo. Ma deve sapere anche che non basta studiare i disegni e ripetere con certosina precisione le misure delle sommità delle sue volute, delle chiavi dei fori e delle singole parti tutte del violino. La qualità musicale dello strumento è legata a minutissimi particolari che le esperienze personali possono suggerire alla maestria del costruttore, e sono proprio quei dettagli che, come una volta disse il mio primo maestro, fanno la differenza. Occorre qualcosa in più. Occorre quel “qualcosa” che vada oltre e miri alla perfezione. Occorre che nel solco del legno scavato dalle sue mani nascano capolavori unici i violini costruiti dai famosi liutai cremonesi nel Seicento e Settecento…”