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Se vi capitasse di passare a Napoli, state bene attenti perché un essere completamente vestito di nero, cupo e ambiguo, potrebbe derubarvi di quanto di più caro possediate al mondo: la vostra storia.
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La storia del Teatro del Giglio è intimamente legata da oltre un secolo a quella di Giacomo Puccini. Dalla prima rappresentazione di un’opera pucciniana al Giglio (Edgar, 1891) il teatro lucchese ha messo in scena, quasi ogni anno, un lavoro del grande musicista lucchese, con un successo sempre crescente e che non conosce pause. Questo testo ripercorre la storia di tutte le rappresentazioni pucciniane al teatro di Lucca. È un percorso affascinante attraverso oltre 100 anni di storia del teatro lucchese, mediante i quali è possibile anche rivivere momenti culturalmente rilevanti della storia della città. La storia delle opere di Puccini al Giglio ci proietta in una vicenda appassionante, in cui si alternano grandi cantanti, direttori d’orchestra, registi e ci offre il ritratto di una città sempre attenta e curiosa di fronte alla musica del suo più grande figlio.
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Io mi bacio da sola” è la mia prima raccolta poetica e racchiude le ultime poesie che ho scritto e che sono molto personali e intime. Questa raccolta custodisce una varietà di emozioni che ho filtrato col mio respiro, che hanno otturato la mia pelle, che ho sfiorato senza talvolta volere, contro cui ho combattuto le mie battaglie. Racchiude scetticismo. Racchiude rabbia. Racchiude indipendenza. Il titolo nasce proprio da questa volontà: di voler riaffermare la mia indipendenza. Un’indipendenza in primis in quanto donna di natura prevalentemente emotiva, talvolta sentimentale, incarcerata dentro un solo termine: bacio. Un bacio rivolto verso me stessa.
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Continuano le avventure di Hima Terra, neo Vice Questore aggiunto della Polizia a Pisa. Dalla solo apparente tranquillità della citta toscana, la vicenda si allarga in Europa e più precisamente a Veliko Tarnovo, un’amena località a poche ore da Sofia nota per ospitare una roccaforte medievale: la fortezza di Tsarevets. Là ha sede Cruciatus, una potente organizzazione criminale che opera nell’oscuro e torbido mondo del dark web decisa a prendersi con ogni mezzo il monopolio del mercato delle perversioni. Da Pisa a Veliko un alternarsi di rocamboleschi eventi farà incontrare personaggi che mai si sarebbe pensato di trovare in quelle circostanze, mentre un ultimo colpo di scena rimetterà tutto in discussione lasciando il lettore col fiato sospeso in attesa dell’epilogo finale.
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“…Sono un torrente di montagna nato fra i picchi, conosco il sole e il gelo, ho in me il sale delle rocce; continuo a scavare il mio percorso con immutata pazienza, facendomi strada fra i sassi che la montagna stessa mi fa ruzzolare addosso perché io possa ancora prendermi il tempo per farmi ascoltare e per continuare a raccogliere le sorprese che sempre mi riserva il Castagnaio mentre tento la via del mare…” Il romanzo 'La voce del fiume' è il ritorno della protagonista ai propri luoghi d’origine alla ricerca delle radici perdute perché senza di esse è più difficile andare avanti, specie in una società ingannevole e ambigua com’è quella nella quale si trova a vivere. Le donne che ritroverà sono donne che vivono da sempre su quella montagna; ben prima di ogni battaglia per l’emancipazione, sono diventate consapevoli di sé, dedite alla sacralità della vita, all’importanza dei legami con la terra e tutti i suoi abitanti, uomini e animali, bambini e vecchi. Sono donne silenziose e scabre, essenziali e assolute, raccontate nei loro gesti quotidiani, in un presente storico che le fissa in immagini emblematiche come le figure di un presepe.
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Anno 1186 A.C.: il Pentateuco, integrato dal libro di Giosuè, è l’unica testimonianza “storica” che narra le vicende del popolo ebraico durante la sua permanenza in Egitto, l’esodo e la conquista della Palestina. Al di fuori di esso, se si eccettua la frase: “Israele è desolato, non c’è più il suo seme”, incisa su una stele del quinto anno del regno di Merenptah, il nulla più assoluto. Non una parola è contenuta nelle cronache del Medio Oriente che possa confermare quelle vicende. Per questo storici ed esegeti hanno fatto a gara nel mettere in dubbio l’attendibilità della loro fonte primaria, narrando quei fatti a propria fantasia, spesso negandoli e comunque ambientandoli nelle epoche e nei contesti più disparati, con il risultato di rendere quella storia inverosimile e del tutto incomprensibile. In questo saggio l’autore restituisce verosimiglianza e verità storica a quelle vicende che egli ricostruisce in maniera perfettamente aderente al testo biblico, nella convinzione della sostanziale integrità di una tradizione popolare che racconta i fatti come sono stati vissuti e capiti dai loro protagonisti e testimoni oculari e tramandati senza travisamenti premeditati. La chiave per comprendere appieno questi avvenimenti è stata l’utilizzo delle numerose e puntuali informazioni di carattere temporale contenute nel testo biblico che inquadrano i fatti narrati in un sistema di date precise, ambientandoli in un contesto storico univoco e integrandoli in maniera perfetta nella storia di quel periodo, facendo combaciare il racconto biblico con i documenti egizi.
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Montegiordano (Cosenza), primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione, fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità. Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.
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Dea sconosciuta di un Olimpo nascosto è stato pubblicato dopo l’altra raccolta di Sebastiani, Agosto con una dea sconosciuta (Edizioni Notami, 2021), contenente dodici testi con accompagnamento musicale, realizzato con la collaborazione di Antonella Pedicelli e Icks Borea come voci recitanti. Le nuove poesie hanno sullo sfondo gli dei dell'Olimpo dell'antica Grecia, con le loro caratteristiche e i loro sentimenti, che guideranno la Dea Sconosciuta alla scoperta del Pantheon. I “procedimenti poetici” di Marcello Sebastiani, si avvicendano nella triade “Dea sconosciuta di un Olimpo nascosto”, “Cantici”, “Altrove altri suoni”, in una catturante lettura che tocca nel profondo. Ad accomunare le tre parti, prima enumerate, sono: parole inflessibili, emozioni potenti, assenza di ogni retorica. Suono e fonetica costruiscono l’orbita semantica di partenza e al riguardo, nel rammentare la formazione e gli studi musicali di Marcello Sebastiani, non sottolineeremo mai abbastanza, che nelle sue stringhe liriche, non è soltanto la musica ad adattarsi alle esigenze della poesia, ma anche e soprattutto la poesia ad appropriarsi di ciò che la musica può darle. Le parole, di insolita precisione, sono “cellule sonore” pronte a rinarrare miti rinvenienti dall’antica Grecia. I luoghi del mito, però, non rappresentano una possibilità di fuga o di riparo, bensì una specie di ultimo confine, un luogo di apertura e di rischio, di esposizione ai venti della vita. La tecnica del poetare è utilizzata per trasmettere emozioni, sentimenti e vissuti troppo grandi per stare rinchiusi in frasi di largo utilizzo.
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La magia nelle parole. Da sempre il “fantastico” è un universo parallelo al reale che funge da luogo dove il reale si specchia per ricoprire e riscoprirsi. Ben lo sa la nostra Autrice che ad esso rivolge le sue attenzioni per “raccontare” ciò che la memoria ha perso in una progressiva e inarrestabile deriva. Deriva che l’ha portata lontano dalle sue radici per condurla in un alienante eterno presente dove tutto vive e si esaurisce nell’attimo che si sta vivendo. Questi racconti che Emilia Bigiani ci propone vogliono essere un cammino a ritroso alla scoperta, o meglio alla ri-scoperta, di ciò che davvero ci appartiene e che costituisce il senso vero dell’esistenza. Il sapiente uso della fabula vuol essere un escamotage per restituire alla fantasia quella libertà che le permette di riappropriarsi di quei valori etici, sociali e morali che sono andati via via opacizzandosi. La parola - e la magia che contiene - diventa così veicolo di una narrazione densa di suggestioni e di emozioni che ci porta in luoghi e tempi diversi facendoci incontrare figure archetipiche. Sono loro, con le loro storie, che ci invitano a riprenderci il primato sulle cose effimere che ci vengono millantate come “necessarie” alla nostra esistenza.
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Libro postumo in uscita a breve, abbiamo deciso di pubblicare 'Lettere per un addio', romanzo epistolare, non solo per rendere omaggio ad una autrice che ha pubblicato con noi il romanzo l’Emporio, ma perché riteniamo Lettere per un addio straordinariamente attuale. In un’epoca nella quale mail e WhatsApp determinano la comunicazione tra persone di tutte le età, riassaporare il piacere di un carteggio epistolare, con i suoi tempi e le sue dinamiche, diventa un prezioso strumento per approfondire le evoluzioni dei sentimenti e il piacere della narrazione. Con queste lettere ripercorriamo un tratto della vita dei due protagonisti cogliendo nelle allusioni, quasi mai esplicite, un passato importante che né il tempo né la lontananza hanno saputo obliare. Talvolta si tratta di lunghe riflessioni e racconti del vissuto, talaltra di semplici interazioni emozionali ma sempre appare nitido il valore che entrambi attribuiscono ai sentimenti e l’importanza di una complicità e di una intesa fondata su solide basi. Maria Pia Oelker ci lascia, inconsapevolmente, una importante eredità: fissati sulla carta, quei pensieri e quelle narrazioni si fanno storia, non solo dei destinatari ma anche di quel mondo che attraversano e che interagisce con loro. Fermano, quasi fotograficamente, un tempo e dei luoghi destinati a cambiare e in questo modo consacrano ai posteri, laddove dovessero venirne in possesso, una tranche de vie che resterà a futura memoria con tutte le emozioni che contiene.
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Patens Dei Gloriae: 18 Luglio 2010, in una chiesa dove entra, per caso, in occasione di un matrimonio, una porta murata di una cappella ed una targa in latino dal contenuto inquietante “Patens Dei Gloriae praeclusa hominis peccato” attira la curiosità del protagonista di questa storia. Inizia così per lui una interminabile settimana durante la quale un anziano sacrestano racconterà, durante le ore di chiusura della chiesa, la drammatica storia di quella porta e di quella targa. Fantasmi del passato tornano a popolare la chiesa e la canonica rimandando ad una Livorno degli anni ’30 evocati dalle parole del sacrestano fino a svelare vittime e carnefici della vicenda. Ma quando tutto sembra chiarito, un colpo di scena farà saltare le certezze acquisite mettendo tutto in discussione.
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Hazel, archeologa impacciata e rassegnata a vivere nel suo guscio grigio, scopre all’improvviso di essere la custode di un’entità impareggiabile che trascende il Tempo: l’Anima Alcyone, ultima figlia di Logos. Tutte le sue convinzioni vengono fatte a pezzi. Nulla di ciò che credeva essere reale potrebbe esserlo davvero. Anche la sua identità viene messa in discussione. Così, fuggendo dai Raven Reapers attraverso un portale inter-dimensionale, si ritroverà a doversi lasciare alle spalle tutto il suo passato insieme ai suoi sogni.
Catapultata in un nuovo mondo dove non riconoscerà più sé stessa, inizierà un viaggio alla ricerca della verità e di un modo per liberare il Multiverso dagli Arconti, i figli di tenebra di Logos, fratelli oscuri delle Anime. Una ragazza dagli occhi da rettile, divisa fra due mondi, prende per mano l’amore e combatte per la salvezza del destino di tutto il Multiverso.
Primo volume di una trilogia science fantasy ricca di ironia e colpi di scena, Logos è ambientato fra la Roma moderna e il pianeta Nethya.